La radio, il disagio, l’arte.

Da quattro mesi ho un lavoro a tempo pieno che mi dà uno stipendio decente, mi occupa il cervello con cose lontane dalla gestione culturale, mi gratifica il giusto ma mi costringe a fare i conti con la Provincia. La provincia in Italia corrisponde a quell’enorme spazio che non è Roma Torino Milano o Napoli, ovvero che non ha servizi di trasporto pubblici adeguati (aka che non percorrano itinerari lunghissimi o che non raggiungano le destinazioni desiderate) e costringe chiunque vi viva a servirsi di un mezzo di spostamento privato per raggiungerla. Che sia un veicolo a motore, un monopattino, una bicicletta, un risciò poco importa.

Io per andare a lavorare nella provincia Emiliana devo percorrere in qualche modo 37 kilometri tra campi coltivati. Questo oltre a farmi familiarizzare con trattori, mietitrebbie, la vista delle Alpi nelle giornate di cielo aperto particolarmente terso, mi richiede di essere lucida immediatamente appena esco di casa, e mi fa ascoltare tanta radio.

La mattina cerco di ascoltare Radio tre, prima pagina e il filo diretto, se arrivo lunga, becco gr3 e poi pagina3, cosa che purtroppo mi è successa negli ultimi due giorni.s

Sembrerebbe che una persona senza fissa dimora abbia in qualche modo provocato l’incendio della Venere degli Stracci di Pistoletto. Le teorie su chi come e perché si son sprecate nelle prime 24 ore dal fatto. Attivisti ecologisti, vandali minorenni, situazionisti fuori tempo massimo. No, invece è andata in un altro modo: come sentivo dire stamattina “potrebbe essere il disagio, non la furia iconoclasta, a caratterizzare la personalità del clochard” ..il disagio, come se servisse spiegare che se vivi per strada stai vivendo una situazione di marginalità, sofferenza, umiliazione e quindi automaticamente di disagio.

Sempre su radio tre a prima pagina ho sentito diversi interventi sul fatto che manchino i presidi delle forze dell’ordine a tutelare l’arte contemporanea dagli atti vandalici.. veramente questa vicenda può arrivare a toccare un’infinità di temi, come tutto quello che coinvolge lo spazio pubblico del resto..
Comunque per contrasto subito dopo al GR3 la giornalista (credo) mi pare abbia definito le sculture di Matisse in esposizione al MAN a Nuoro così belle da volerle toccare, oppure erano parole della direttrice..

Da lì ho pensato che a Pesaro hanno infilzato nel 1998 la Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro su un piedistallo nel mezzo di una fontana a piazza Europa. Chissà , magari lo hanno fatto anche come deterrente per chi avrebbe continuato a cercare di toccarla, a sdraiarcisi e a baciarcisi sotto come aveva fatto chiunque con la versione in poliestere che era nei giardini sin dagli anni settanta.

Questo però non ha evitato che io e le mie compagne di classe ci facessimo il bagno dentro l’ultimo giorno di scuola della quarta superiore, nel 2004.

Dovevano metterci forse la polizia a sorvegliarla? Surveillance built site specific artwork?

P.s.: di recente Tea Fonzi ha lanciato un sondaggio sul suo profilo instagram chiedendo perché Sgarbi può toccare le opere esposte nei musei e noi no. Insomma le parole dette per radio erano quasi istigazione a delinquere 🙂